Qualcuno era comunista
Il monologo di Gaber che porta questo titolo l'ho risentito di recente a teatro, interpretato da Maddalena Crippa durante il suo spettacolo interamente basato su testi di Gaber e Luporini "E pensare che c'era il pensiero". Vi invito a rileggerlo per intero o a guardarlo su Youtube mentre il suo autore lo recita sul palcoscenico. Questo aggettivo con cui riassumo la mia fede politica per me oggi risuona come in quel monologo: ancorato ad una realtà che vorremmo ma non riusciamo a realizzare, schiavo di tanti pregiudizi e ideologie ma capace di superarle per guardare ancora alla persona come parte fondamentale della società, pieno di contraddizioni ma ostinatamente vivo, piegato da una crisi economica che ci renderà tutti più poveri, nessuno escluso, ma forse anche più ricchi se sapremo tornare al nostro lato umano, se accetteremo le riforme dei tecnici come necessarie ma allo stesso tempo come una parentesi, se non rinunceremo alla politica e alla partecipazione politica. Chi dice che la politica è peggio della Mafia dovrebbe tornare sui libri e studiare quella parte di storia che la maggior parte degli italiani ignora completamente, la storia contemporanea. Dopo esserci quasi liberati di una classe politica di buffoni l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di un comico al potere. Vi lascio con le frasi di Gaber, lui sì vero comico sulla scia dei greci e di Aristofane, colui che con la satira ha deriso e attaccato il potere, Buon Primo Maggio!
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani “ipotetici”.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani “ipotetici”.
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