L'ospedale multicolore: quando l'Italia sembra un paese migliore
Mercoledì sera il reparto di Pediatria era quasi al completo: bambini di tutte le età e di tutte le razze riposavano o giocavano sui loro lettini e in sala giochi. Ho sentito parlare arabo, francese, hindi e all'improvviso mi sono sentita fiera di questa sgangherata sanità italiana, sempre più limitata nei mezzi e nelle persone ma ancora ostinatamente aperta a tutti, infermiere stanche ma sorridenti, bambini a cui spetta il diritto di essere curati, indipendentemente dalla provenienza e dallo stato sociale. Ho pensato che preferisco mille volte che le mie tasse finanzino questo piuttosto che le cure estetiche delle compagne dei nostri parlamentari, oppure i viaggi di questi ultimi per raggiungere un Parlamento in cui la loro principale occupazione è giocare con gli iPad. Scoppiano bombe davanti alle scuole, i terremoti continuano a distruggere case e industrie ma si sa, nel nostro popolo di testardi la volontà di risollevarsi c'è sempre e deve esserci in ciascuno di noi, lottare con pochi mezzi è la nostra abilità più grande, ma prima dobbiamo liberarci dei parassiti, di questa classe politica che ci ha portato verso il baratro. Ce l'ha fatta l'Islanda, possiamo farcela anche noi.
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