La lentezza: è questo il segreto della felicità

Lo dice un ormai invecchiato Omar Sharif al ragazzo che ha adottato in "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano" spiegandogli che nella vita ha sempre lavorato, ma coi suoi tempi, lentamente, non rincorrendo il denaro a tutti i costi. Chi di noi potrebbe dirlo ora?
A Capo Verde ho visto tanta gente ai lati delle strade, in piedi o seduti sui marciapiedi. Certo loro di tempo ne hanno fin troppo e sicuramente preferirebbero lavorare ma potrebbero mai abituarsi ai nostri ritmi? e noi, come abbiamo fatto noi a rinunciare alla riflessione, al silenzio e a buttarci in questo vortice che ci trascina?
e soprattutto quanto potrà durare? perchè la nostra società che è stata filosofica fin dagli albori ha rinunciato a soffermarsi a riflettere? gli orientali ci insegnano che la dimensione della spiritualità è fondamentale e che la meditazione ci permette di superare gli ostacoli e andare oltre, ritrovando l'equilibrio con noi stessi.
Ecco, l'equilibrio, un sostantivo che sembra definire qualcosa di leggero e che invece definisce una delle sfide più grandi che ci troviamo ad affrontare ogni giorno.
Accendo la televisione e sento chiacchiere, chiacchiere e polemiche ovunque e su ogni argomento, ma non sento vere opinioni, nessuno che si sia fermato a comprendere quanto racconta, come se la notizia fosse fine a se stessa.
La lentezza: seguire i ritmi del proprio corpo, le potenzialità della propria mente, smettere di inseguire la velocità, le finte urgenze, il lavoro affrettato e stressante. Fermarsi ad ascoltare il battito del proprio cuore o il rumore del proprio respiro, come accade sott'acqua, lì tutto si ferma e rimane solo il grande blu da ammirare. Leggere un libro per il gusto di appropriarsi di qualcosa di sconosciuto o di ritrovare il profumo di qualcosa di familiare. Prendere la bici e sedersi su una panchina a guardare le persone, i bambini, i cani, osservarli e non solo vederli passare.

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