Il treno mezzo di trasporto e compagno di viaggio
Ci sono luoghi che senza l'aereo non avrei mai potuto visitare. Nonostante questo l'aereo per me rimane un mezzo freddo, senza anima. Lo uso ma non me ne entusiasmo mai. La prima volta che sono salita su un treno non l'ho fatto con le mie gambe, ma in braccio a mio padre. Avevo due mesi e mia mamma non mi aveva allattato nemmeno per un giorno. Armati di latte, biberon e pannolini di ricambio ce ne andavamo a Orte, dai miei nonni materni. Quel viaggio l'ho ripetuto tante volta negli anni. Altro che Frecciarossa: ci mettevamo quasi sette ore, i treni viaggiavano lentamente. Adoro quando lo fanno, anche se purtroppo accade sempre più di rado.
Quando c'era anche mia mamma, d'estate, arrivavamo a quasi quattordici ore di viaggio, sempre diretti verso sud, destinazione Lamezia Terme. Se chiudo gli occhi posso sentire ancora l'odore aspro del metallo, quello inconsistente delle lenzuola di carta, quello sudaticcio dei sedili in finta pelle. Ho viaggiato tanto in treno, il più possibile, sempre.
Per andare in università, per raggiungere il mare anche solo in giornata, per visitare Roma, Venezia, Firenze, Mantova...una volta ho attraversato di notte la Francia del Sud e il confine spagnolo per "approdare" a Barcellona. Il treno mi fa da compagno di viaggio, mi trasporta e mi accompagna, non mette troppa distanza fra me e i paesaggi, tra il finestrino e la vita al di fuori.
E allo stesso tempo ne crea un'altra, quella che viaggia per un breve o lungo lasso di tempo su quei due binari: gente che occupa lo scompartimento, bambini che dormono, adolescenti che ascoltano la musica, adulti che leggono. Leggere sul treno è un'esperienza fantastica: sei in movimento in un luogo che cambia in continuazione, sei ovunque e da nessuna parte e poi apri un libro, terra sconosciuta pronta ad accoglierti e farti vivere al suo interno, un altro cuore che batte fra le pagine rilegate.
Quando c'era anche mia mamma, d'estate, arrivavamo a quasi quattordici ore di viaggio, sempre diretti verso sud, destinazione Lamezia Terme. Se chiudo gli occhi posso sentire ancora l'odore aspro del metallo, quello inconsistente delle lenzuola di carta, quello sudaticcio dei sedili in finta pelle. Ho viaggiato tanto in treno, il più possibile, sempre.
Per andare in università, per raggiungere il mare anche solo in giornata, per visitare Roma, Venezia, Firenze, Mantova...una volta ho attraversato di notte la Francia del Sud e il confine spagnolo per "approdare" a Barcellona. Il treno mi fa da compagno di viaggio, mi trasporta e mi accompagna, non mette troppa distanza fra me e i paesaggi, tra il finestrino e la vita al di fuori.
E allo stesso tempo ne crea un'altra, quella che viaggia per un breve o lungo lasso di tempo su quei due binari: gente che occupa lo scompartimento, bambini che dormono, adolescenti che ascoltano la musica, adulti che leggono. Leggere sul treno è un'esperienza fantastica: sei in movimento in un luogo che cambia in continuazione, sei ovunque e da nessuna parte e poi apri un libro, terra sconosciuta pronta ad accoglierti e farti vivere al suo interno, un altro cuore che batte fra le pagine rilegate.

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