I dieci libri più belli di sempre 4 - La casa degli spiriti

Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l'abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant'anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore.

Isabel Allende porta un cognome tristemente famoso. Prima di diventare la data dell'attacco alle Torri Gemelle l'11 settembre è stato il giorno dell'uccisione di Salvador Allende, primo presidente socialista del Cile. Dopo di lui Pinochet, il terrore, i desaparecidos.
La casa degli spiriti è la storia di una famiglia cilena che attraversa le vicissitudini del paese, a volte cavalcando i cambiamenti storici, a volte rimanendone profondamente ferita o colpita. E' la storia di una dinastia di donne forti, testarde, coraggiose, delle loro conquiste e dei loro fallimenti, della memoria che conservano e di quella che tramandano.

Quando ero un'adolescente Isabel Allende mi ha fatto scoprire che in una parte di mondo lontana da noi era stata oscurata una pagina storica grondante sangue e ingiustizie, i cui responsabili erano ancora intoccabili e i cui perseguitati erano stati costretti a lasciare il loro paese per emigrare negli Stati Uniti o in Europa. 

E lo ha fatto scrivendo romanzi: storie d'amore principalmente, come La casa degli spiriti in cui Blanca si ribella al padre latifondista per sposare un rivoluzionario figlio di contadini, un padre che alla fine si arrenderà alla spietatezza dei gerarchi e la aiuterà ad espatriare continuando a prendersi cura della nipote. Lo stile è quello che si va diffondendo in Sudamerica negli anni Ottanta, quel realismo magico di cui Garcia Marquez è precursore e maggiore rappresentante.
Stile che negli anni è cambiato profondamente, portandola ad una narrazione più sobria ma ancora molto efficace, da grande narratrice di storie e di Storia.