Non c'è più religione? fine di un pontificato e di un pontefice poco amato


La dichiarazione di Benedetto XVI sulle sue dimissioni fatta oggi durante il Concistoro per tre canonizzazioni:

Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito...

Oggi in ufficio commentavo la notizia bomba delle "dimissioni" del Papa con i miei colleghi, superato il momento di incredulità iniziale più di uno ha sottolineato il fatto che invece il suo predecessore ha resistito fino all'ultimo, nonostante la salute non lo sorreggesse più da molto tempo. 
Ora che Joseph Ratzinger sia molto diverso da Karol Wojtyla ce ne siamo accorti subito tutti credo. Certo il Papa polacco aveva solo 58 anni quando ha iniziato la sua missione come pontefice e nei 27 anni successivi ha avuto tempo e modo di mostrarci moltissimi lati del suo carattere come uomo e come cristiano. 
La fede lo ha sostenuto sempre: dopo l'attentato, durante la caduta dei regimi sovietici innescata proprio in Polonia dall'azione di Solidarnosc, negli ultimi anni in cui quando si affacciava alla finestra dei suoi appartamenti cercava di leggere, spesso riuscendo solo a bisbigliare, i messaggi di pace e di speranza che non ha mai smesso di dedicare ai giovani. Nonostante per me quest'uomo rimanga il "mio Papa" ho lasciato a Benedetto XVI il beneficio del dubbio, giustificando spesso certe sue esternazioni tradizionaliste con il suo passato e presente da teologo. Specie all'inizio del suo pontificato mi è sembrato che facesse di tutto per riportare la Chiesa indietro di almeno cinquant'anni: troppe formalità, troppa distanza, la necessità di rimarcare sempre la distinzione fra credenti e non credenti.
Forse non era davvero il Papa giusto per questo periodo storico, come ha rimarcato lui stesso nel suo discorso un uomo di ottantacinque anni non può andare alla stessa velocità a cui si sta muovendo la società in questo momento né capire certi mutamenti. In lui oggi riconosco la virtù più grande che un uomo possa avere a mio parere, l'umiltà. Per questo lo ricorderò sempre come grande esempio per gli uomini che esercitano il potere in ogni ambito. Ora mi auguro che la mia Chiesa abbia il coraggio di scegliere il rinnovamento, l'energia di un Papa giovane ed entusiasta, pronto a scendere in mezzo alla gente, a traghettare una barca in cui sempre meno persone hanno fiducia, senza perdere la speranza di potercela fare.

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