Traslocando...

Lasciare una casa è sempre come tagliare un cordone ombelicale. Quello che ci hai vissuto in parte lo porti con te, in parte lo lasci lì, dove è accaduto. Un giorno ripensandoci il ricordo ti apparirà magari nitido ma le pareti che lo contenevano svaniranno pian piano confondendosi con la memoria di tante, troppe altre. Per scelta o per necessità in sei anni questo è il mio terzo trasloco. Di questa casa mi piaceva il silenzio, la cameretta in cui ho potuto finalmente mettere una libreria grande e capiente, la luce nella zona giorno. Ora vado a stare in una casa più grande e più bella, ci vado perchè ho colto un'occasione favorevole e non perchè sono stata costretta a vendere la mia casa dopo la separazione. Non c'è rassegnazione, non c'è il doversi accontentare, stavolta c'è solo la voglia di mettere il più possibile di me e della mia personalità in un luogo ancora da scoprire.
Di nuovo un appartamento mai abitato prima, la calce sui pavimenti e sulle piastrelle. Ma ora provo gioia ad aprire quelle finestre. Porto con me i mobili che ho già e le idee per riadattarli completamente, fino a farli sembrare nuovi. Ho sempre pensato di essere poco creativa, in realtà ho scoperto che la creatività va allenata, come la memoria, altrimenti si atrofizza.
Quando chiuderò questa porta per l'ultima volta qualcosa mi si spezzerà dentro, per un attimo mi sentirò di nuovo nomade su questa terra, senza più le radici dell'infanzia, senza averne mai avute nell'età adulta. Un attimo che durerà il tempo di un percorso, quello per aprire la porta di un'altra casa, quello di far formare l'ennesimo cordone ombelicale, con la speranza di tagliarlo il più tardi possibile, di trovare finalmente la radice giusta, quella che attecchisce e dona linfa alla pianta.

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