Visita alla Sinagoga
Jewish and the City, Festival internazionale di cultura ebraica, ha portato a Milano numerose iniziative che parlano di dialogo e di pratiche di vita quotidiana. Una di queste è la visita guidata della Sinagoga Centrale della città, luogo altrimenti chiuso ai non ebrei e aperto solo in occasione delle funzioni religiose. Una breve introduzione sulle motivazioni delle tre giornate dedicate a far comprendere la diversità e non più, come si fa di solito, a sottolineare l'uguaglianza di tanti aspetti. Perchè si sa, è la diversità a creare ricchezza culturale e non l'omogeneità. Quindi per un'ora e mezza ascolto una bellissima dissertazione su usi, costumi, precetti, il tutto calato nella vita contemporanea, reale e tangibile. Lo"staccare la spina" dello Shabbat è quanto di più rivoluzionario si possa immaginare nel 2013 e in una città frenetica come Milano: fermarsi dal tramonto del venerdì allo spuntare delle stelle del sabato è un rito liberatorio. Libera dagli impegni, dallo stress, dall'obbligo di concentrare in un giorno shopping, spesa, pulizie. Non si può nemmeno accendere la luce ma si possono fare mille altre cose: ci si può dedicare ai figli, allo studio, agli amici, alla famiglia, allargata finchè si vuole. Un lusso.
Un lusso che gli ebrei si concedono con la consapevolezza che almeno un giorno a settimana va dedicata a se stessi e agli altri, alla spiritualità interiore e della comunità. Dimensione che noi abbiamo irrimediabilmente perduto. Ci spaventano i 613 precetti che devono osservare? il calendario lunare, le limitazioni nel cibo, il fatto che contino gli anni in maniera diversa, non avendo riconosciuto Cristo come Messia?
Forse. Ma personalmente quello che più mi ha colpito sono le impressionanti modernità di questa religione: il ruolo centrale della donna, le numerose festività, la mancanza di timore nell'affrontare il fatto che la storia e la vita sono anche dolore e che possono convivere con la gioia di un presente più sereno, la concezione di matrimonio e di divorzio. Il matrimonio come contratto fra due persone, due esseri umani che come tali non sono infallibili e possono sbagliare, il divorzio come la cessazione di quel contratto e la possibilità, lasciata ai divorziati, di rifarsi una famiglia continuando a partecipare alla vita religiosa della comunità.
Comunque la si pensi questo momento di confronto, a cui sono seguite numerose domande dei partecipanti, mi ha affascinato e coinvolto, ora mi auguro che sia solo il primo di tanti passi verso la tolleranza e la condivisione che questa città deve ancora fare.
Un lusso che gli ebrei si concedono con la consapevolezza che almeno un giorno a settimana va dedicata a se stessi e agli altri, alla spiritualità interiore e della comunità. Dimensione che noi abbiamo irrimediabilmente perduto. Ci spaventano i 613 precetti che devono osservare? il calendario lunare, le limitazioni nel cibo, il fatto che contino gli anni in maniera diversa, non avendo riconosciuto Cristo come Messia?
Forse. Ma personalmente quello che più mi ha colpito sono le impressionanti modernità di questa religione: il ruolo centrale della donna, le numerose festività, la mancanza di timore nell'affrontare il fatto che la storia e la vita sono anche dolore e che possono convivere con la gioia di un presente più sereno, la concezione di matrimonio e di divorzio. Il matrimonio come contratto fra due persone, due esseri umani che come tali non sono infallibili e possono sbagliare, il divorzio come la cessazione di quel contratto e la possibilità, lasciata ai divorziati, di rifarsi una famiglia continuando a partecipare alla vita religiosa della comunità.
Comunque la si pensi questo momento di confronto, a cui sono seguite numerose domande dei partecipanti, mi ha affascinato e coinvolto, ora mi auguro che sia solo il primo di tanti passi verso la tolleranza e la condivisione che questa città deve ancora fare.
Commenti