Non vi lascerò orfani

La morte di un genitore non può che lasciarci orfani. L'anagrafe non c'entra, si rimane orfani di ricordi, di sorrisi, di lacrime, di litigate furiose e di dolci rappacificazioni. Specie se si tratta di una madre, specie se quella madre si è fatta in quattro, dieci, mille pezzi per crescerci e garantirci un futuro. Poi ognuno ha la sua storia, in questo caso quella di una madre ansiosa, probabilmente depressa negli ultimi anni, piegata ma non domata. Storie di infanzia, di luoghi che ritornano, di zii e zie, di cugini che giocavano con noi, di case grandi e misteriose o piccole e asfissianti. Quando muore un genitore sappiamo che i prossimi saremo noi, sostiene la Bignardi, e allora non ci resta che essere genitori anche noi, trasmettere ricordi, sorrisi, lacrime, storie di anni lontani e di valori antichi che se non saranno presenti non ci aiuteranno a muovere un passo. Una famiglia radicata in un luogo, concreto o astratto, è come un albero che perde le foglie ma non i rami, a cui si seccano le estremità ma non la linfa. Sta a noi alimentarlo col nostro amore, solo così non ci sentiremo mai davvero orfani del tutto quando chi ci ha messo al mondo non ci sarà più.

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