Woody regalaci un altro Match Point

"To Rome with love" non è affatto un brutto film. Si capisce dalle storie che racconta che ultimamente Allen ha guardato con attenzione alle vicende scandalistiche e di potere del nostro paese e ha riflettuto sulla fama di notorietà che sembra essere diventata la malattia di tutti o quasi tutti gli italiani da qualche anno a questa parte. La notorietà senza merito oltretutto, quella quindi non destinata a durare se non per una congiunzione astrale particolarmente fortuita. Mi ha fatto tenerezza la storia dell'architetto americano che ricorda l'anno trascorso da studente a Trastevere e il suo amore ingenuo e senza speranze per un'attrice che recita anche nella vita reale. Così come ho sorriso di fronte alle speranze della giovane coppia di sposi che da Pordenone arriva a Roma in cerca di un lavoro e di un futuro migliore, scontrandosi con una società che per prima cosa chiede loro di rinunciare proprio al loro bene più prezioso, la loro innocenza. Poi c'è Woody naturalmente, nell'ennesima incarnazione di un personaggio isterico, problematico, alle prese con l'idea della pensione e della morte che trova nel consuocero un talento vocale incredibile e lo porta in scena alla Scala con tanto di box doccia, l'unico luogo in cui l'uomo riesce a cantare la lirica. Roma è il grande contenitore e lo sfondo maestoso di queste vicende, la Roma delle cartoline e di Trastevere in cui nessuno parla romanesco, luogo idealizzato e ideale per raccontare le vicende umane. Ma stavolta Allen fallisce là dove più volte aveva colpito nel segno: la descrizione amara e realistica delle mancanze umane, del desiderio di fama e di potere ad ogni costo, dell'ascesa sociale a cui non si deve frapporre alcun ostacolo, insomma "To Rome with love" non è "Match Point". Certo non si può creare un capolavoro dietro l'altro (cosa a cui tra l'alto Woody ci ha spesso abituato) ma credo che il pubblico più affezionato si aspetti qualcosa di più da un genio come Lei Mr. Allen, do you agree?

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