Bruno Morchio, Lo spaventapasseri
Ho voluto bene a questo romanzo, perché voglio bene al suo protagonista, ma mi mancano le sue donne, quelle donne che hanno segnato "l'analfabeta dei sentimenti": Mara, Clara e Aglaja, figlia forte e indipendente ma affezionata. In Colpi di coda non c'erano, erano state allontanate per precauzione perché quando si parla di terrorismo internazionale e non c'è poco da scherzare. Non ci sono nemmeno qui, sostituite momentaneamente nei pensieri di Bacci da una donna fredda, calcolatrice, che persegue la carriera e la vendetta con la stessa risolutezza e che affascina, come tutto ciò che sfugge alla nostra comprensione. Nel romanzo c'è molto altro, la politica innanzitutto, l'impegno sociale di un candidato al Senato che sembra integro e onesto ma che nasconde molti segreti e usa il nostro investigatore come uno "spaventapasseri" appunto, acuendo il suo senso di disagio e di malessere. Perché in fondo Bacci rimane questo: un emarginato e un disadattato fiero di esserlo, alle prese con quel passato di ideali e di convinzioni che lo hanno portato al carcere ancora giovanissimo e con il ricordo di due genitori sfuggenti, che gli hanno nascosto tanto, troppo del loro passato.
E noi che lo seguiamo da sempre lo amiamo proprio perché è così, onesto e incorruttibile e irrimediabilmente stanco, specchio di un paese, il nostro, che sta lentamente scivolando nella rassegnazione degli onesti e nell'arroganza e prepotenza dei forti, nel marasma di una classe politica incapace e lontana dalla gente e di una criminalità organizzata sempre più presente e solida.
La citazione di Jean-Claude Izzo che ritorna più volte non è affatto casuale: Interrogare il passato non serve a niente. E' al futuro che bisogna fare le domande. Senza il futuro il presente è solo disordine. E nemmeno il commovente omaggio ad un'altra persona che ha segnato la vita di Genova per tanti anni, quel Don Gallo che già decenni fa predicava come fa Papa Francesco ora.
Buona vita Bacci, aspettiamo con ansia il tuo ritorno, che questo tempo ti porti e ci porti la serenità che serve per affrontare il futuro e le sue risposte.
E noi che lo seguiamo da sempre lo amiamo proprio perché è così, onesto e incorruttibile e irrimediabilmente stanco, specchio di un paese, il nostro, che sta lentamente scivolando nella rassegnazione degli onesti e nell'arroganza e prepotenza dei forti, nel marasma di una classe politica incapace e lontana dalla gente e di una criminalità organizzata sempre più presente e solida.
La citazione di Jean-Claude Izzo che ritorna più volte non è affatto casuale: Interrogare il passato non serve a niente. E' al futuro che bisogna fare le domande. Senza il futuro il presente è solo disordine. E nemmeno il commovente omaggio ad un'altra persona che ha segnato la vita di Genova per tanti anni, quel Don Gallo che già decenni fa predicava come fa Papa Francesco ora.
Buona vita Bacci, aspettiamo con ansia il tuo ritorno, che questo tempo ti porti e ci porti la serenità che serve per affrontare il futuro e le sue risposte.

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