Dario Crapanzano, Arrigoni e il caso di piazzale Loreto

Continuano le avventure di Mario Arrigoni, commissario del Porta Venezia nei primi anni Cinquanta, in una Milano che tenta faticosamente di riprendersi dalla guerra e dal dopoguerra e che vive nella speranza del benessere economico, ora più visibile, quasi a portata di mano. L'intreccio giallo è sicuramente migliorato dai primi brevi romanzi, le storie e i personaggi sono più articolati, hanno più profondità. Sopra tutti svetta la vera protagonista del racconto: Milano, bella e popolare, viva e pulsante, coi i suoi bar, i suoi tram, le sue usanze che ora chiamiamo "antiche", di cui quasi abbiamo perso memoria. Entrare in "casa Arrigoni" vuol dire aggirarsi per luoghi reali della città, profondamente trasformati negli anni ma ancora affascinanti nel ricordo. Sono meglio delineati anche i collaboratori del commissario: il suo vice commissario burbero e permaloso; l'ispettore Giovine, il suo preferito, sempre arguto e mai superficiale; l'agente Di Pasquale, giovane meridionale alle prese con la difficoltà di adattarsi ad un luogo tanto diverso da quello da cui proviene.
Insomma il piccolo mondo del Porta Venezia vive ormai di luce propria ed è capace di farci affezionare alle sue vicende e di lasciarci nell'attesa di nuovi capitoli della sua storia.

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