Il seggio vacante, J.K. Rowling

Che J.K. Rowling fosse un'ottima scrittrice lo sapevo già, ho letto tutta la saga di Harry Potter apprezzando non solo la sua creatività ma anche l'estrema scioltezza della sua narrativa, la capacità di scolpire i personaggi, la sua empatia con loro. Il seggio vacante mi intimoriva, non sapevo come avrei reagito ad un romanzo che per la prima volta non aveva come protagonista Potter invece non mi ha deluso, anzi. Ho ritrovato tutto ciò che amavo di questa autrice stavolta calata in un contesto reale, nella sua Inghilterra alle prese col problema cronico del degrado sociale e della tossicodipendenza. Mi è piaciuta l'idea di suddividere i capitoli cambiando ogni volta la voce narrante, lo svelamento delle ipocrisie, la cruda denuncia dei tagli delle amministrazioni pubbliche (a volte mi sembrava di rivedere certe scene di alcuni dei film più spietati di Ken Loach). Difficile dimenticare i personaggi che popolano la tranquilla cittadina di Pagford e i terribili Fields, in apparenza lontani tra loro come il Paradiso e l'Inferno, in realtà accomunati dall'indifferenza e dall'ingiustizia. Pur in questo contesto spesso deprimente la speranza torna a brillare e l'impegno sociale rientra a pieno diritto nelle priorità che ciascuno dovrebbe sempre coltivare nella propria esistenza. Da Harry a Krystal gli adolescenti di J.K. Rowling illuminano la sua scrittura, è lì, nel modo in cui li descrive, in cui li fa parlare, nelle loro debolezze e nella loro forza che le pagine prendono vita, quasi cambiano marcia, regalandoci ancora una volta un piccolo grande gioiello.

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