Argo, l'Iran e la Cia visti da Ben Affleck

Che Ben Affleck fosse bravo io lo sostengo dai tempi di Will Hunting, e anche stavolta non mi ha deluso. La sua regia, sobria e straordinariamente efficace, è tutta al servizio della storia, una storia vera, quella del tentativo della Cia di far tornare a casa sani e salvi sei dipendenti dell'ambasciata americana a Teheran dopo l'avvento al potere di Khomeini e la conseguente crisi diplomatica dovuta alla fuga dello Scià negli Stati Uniti. Difficilissimo trovare per loro delle identità finte, ma a Tony Mendes, agente della Cia con una vita problematica, viene in mente un'idea: fingersi la troupe di un film da ambientare in Iran, un film di fantascienza che parla di una nuova Argo. E così il nostro Giasone, dopo aver assoldato due simpatici complici a Hollywood per mettere in piedi una copertura verosimile, vola a Teheran passando due giorni ad altissima tensione, cercando di convincere i suoi protetti che la sua idea non è folle e senza speranza come sembra. Questo film ha tanti pregi: non è guerrafondaio, non è filoamericano e non è per niente superficiale nel raccontare la realtà storica del momento. Anzi, le foto che scorrono sui titoli di coda, dimostrano un lavoro filologico e di documentazione scrupolosissimo. Sicuramente il più bel film di Affleck fino ad oggi, Oscar meritatissimo.

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